Partiamo da una mia considerazione personale, la civiltà di un popolo è inversamente proporzionale alla quantità di giornate mondiali dedicate a qualcuno. In questi giorni è stata la volta della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ritengo personalmente che sbandierare la parità dei sessi sia un nostro ennesimo esempio di quanto la nostra società sia bigotta. Dire che le donne siano uguali agli uomini significa sminuire le donne, dire che gli uomini siano uguali alle donne significa sminuire gli uomini. Le donne sono speciali e lo sono anche gli uomini. Dire che tutti hanno diritto ad avere gli stessi diritti sarebbe secondo me più corretto. Aggiungo anche che un uomo violento contro una donna non è uomo.
Ci ricordiamo però delle donne una sola volta l’anno. Ma ha senso? Per me non lo ha. Non lo ha, la violenza contro le donne la si combatte non con una semplice giornata di novembre in cui tutti mostrano cordoglio e solidarietà, non la si combatte applicando alla foto del proprio profilo Facebook una scritta in cui nessuno crede. La violenza la si combatte con la cultura, ogni padre ed ogni madre dovrebbe ritenere questo concetto imprescindibile dall’educazione dei propri figli e se i genitori non ne sono capaci allora è la volta della scuola. A questo riguardo voglio raccontare una mia triste esperienza personale. Ho 2 figli piccoli, un maschietto ed una femminuccia. Essendo io un anarchico ho concepito le cose di casa come libera associazione di individui in cui tutti aiutano tutti. Non esistono cose da donna, non esistono cose da uomini. Credevo di aver fatto un buon lavoro fin quando mi sono imbattuto in una delle più grandi vergogne italiane: il degrado scolastico.
Colgo l’occasione per raccontare una mia esperienza personale:
All’epoca (ma non tanti anni fa) mia figlia frequentava la 3^ Elementare, in prima e seconda andava sempre con piacere. Sin dai primi giorni del terzo anno, notavo sempre più spesso sul suo viso un’espressione triste ogni volta che doveva entrare in classe, ancora peggio quando usciva. Io e mia moglie non riuscivamo a sapere cosa la turbasse e così investigammo. Nella sua classe, guidata da due maestre, era arrivato il figlio di una persona un po’ temuta nel mio paese. Certo avere 2 genitori poco di buono non è colpa del bambino e avere due maestre avrebbe potuto essere una fantastica occasione per insegnargli il rispetto per il prossimo e le donne, ma invece… a lui era permesso tutto. Non voglio tirarla per le lunghe, ben presto le marachelle sono diventate veri atti di violenza nei confronti dei compagni di classe, tutto questo senza che le due stronze maestre battessero ciglio. Con il passare dei mesi questi piccoli atti di violenza hanno iniziato a concentrarsi sulle bambine della classe. Qualche piccolo schiaffo, qualche pizzicotto, qualche furto dagli zaini. Mia figlia non voleva dirmelo ma era terrorizzata. Purtroppo era capitato anche a lei.
Convinto della buona fede delle maestre andai a parlare con loro, la loro reazione mi lasciò semplicemente di stucco. Sminuirono la cosa, erano marachelle. Fidatevi non lo erano. Ho saputo poi che a qualche bambina era arrivato qualche calcio sulle costole, qualcun’altra era stata spinta urtando la testa nella caduta. Agghiacciato dal comportamento delle insegnati corsi a parlare con…la direttrice. Le spiegai che in quanto padre avevo il diritto ed il dovere di insegnare alla mia bambina che mai, e dico mai, nessun uomo avrebbe dovuto sfiorarla con un dito per farle violenza. Le spiegai che l’indifferenza delle maestre stava insegnando mia figlia a non avere fiducia nelle istituzioni, che entrambe le stavano insegnando l’omertà.
Non mi dilungo, il mio colloquio con la direttrice non sortì nessun effetto e fui quindi costretto a cambiare istituto. Mia figlia è rinata, ha di nuovo il sorriso, ha fiducia in me e mia moglie.
Troppo, troppo facile fare i saccentelli. Troppo facile dire che avrei dovuto insegnarle a difendersi. Troppo facile dire “…basta chiedere aiuto”.
La cultura e istituzioni che funzionino, queste sono le vere armi contro la violenza.
Qualche anno fa girò per le strade una Pubblicità Progresso che a mio avviso fece centro. Erano foto di donne che in una vignetta iniziavano una frase, il resto era lasciato in bianco. Un’esca geniale. In men che non si dica vennero riempite da scritte con pennarelli, le allego qui di seguito giusto per farvi capire quanto siano false e inutili le giornate mondiali. Questo fu il risultato:
Troppo facile mostrare finta solidarietà una volta l’anno. Siamo convinti che certe realtà siano lontane, appartenenti ad altre epoche. Non è così. I social sono solo la facciata di una società marcia nel profondo. Fino a qualche anno fa c’era chi riteneva Berlusconi simpatico per le sue battute sessiste. Qualcuno lo riteneva più uomo perché era circondato da donne che pagava per soddisfarlo. Noi siamo gli stessi che quando una donna non apprezza un complimento poi la chiamiamo zoccola. Noi siamo gli stessi che apprezziamo le donne oggetto sbandierate da spot su giornaletti da 4 soldi. Cultura. Tutto questo si combatte solo con la cultura.