“[…] l’esclamazione Oh! Oh! Oh! è tratta da alcuni giochi medievali,
nei quali caratterizzava inequivocabilmente l’entrata in scena del diavolo”[1].
Tra un po’ festeggeremo il Santo Natale e come ogni anno non lo faremo in santa pace, non solo a causa della pandemia ma anche per l’abuso da parenti e calorie che arriveranno nello stesso modo: aspettati, odiati e rinnegati alla fine delle festività, ma anche per la presenza inquietante dei Demoni del Natale, fedeli servitori e rappresentanti del lato oscuro di Babbo Natale.
Queste tenebrose figure sono tipiche delle tradizioni nordiche, dove l’arrivo di Santa Claus non porta solo gioia e regali ai bambini ma anche personaggi nati da cupe e antiche leggende che simboleggiano l’aspetto punitivo del pacioccoso Vescovo di Myra.
Krampus, il servo moresco, lo spazzacamino fustigatore sono quelli che fanno il lavoro sporco con i bambini: puniscono, picchiano e terrorizzano, ovvero risolvono problemi (una sorta di Mr. Wolf in versione natalizia).
I Krampus sono forse i demoni più famosi e parlano tedesco, infatti appaino durante il periodo delle festività in Germania, Austria, Svizzera e nelle aree del Tirolo storico. Vagano per le strade facendo suonare campanacci e corni; sono sporchi, brutti e cattivi: orribili uomini caproni, con corna e peli simili a fauni e che vestiti di stracci vanno in cerca di bimbi cattivi.
Tutto malvagio Ok, ma c’è da dire che almeno qui la parità dei sessi viene garantita, infatti, senza discriminazioni al lavoro maligno partecipano anche anche donne-capre: le Krampa.
Altro minaccioso aiutante di San Nicola è Knecht Ruprecht (Ruprecht il servo) viene raffigurato come un monaco zoppo, con un lungo mantello e la barba sporca lunga fino ai piedi. Il suo compito è usare la frusta contro i bambini cattivi, ma essendo un tipetto creativo a volte sostituisce questo strumento di elezione dei demoni con un sacco di cenere con il quale colpisce i bimbi che non pregano.
La leggenda di Zwarte Piet ovvero Pietro il moro nasce con un bel sottofondo razzista, il candido Babbo Natale infatti userebbe un servo moresco per minacciare i bambini cattivi di deportazione nel suo paese d’origine (di solito la Spagna).
Il Moro è un personaggio ambiguo, che nei suoi tratti ricorda, di volta in volta, uno schiavo africano, un soldato dell’inquisizione spagnola o addirittura viene identificato in Pietro lo spazzacamino italiano.
Giusto per sottolineare che il retrogusto razzista è sempre dolce al palato teutonico.
Il tenebroso Hans Trapp è definito il “castigamatti”, ha origini lontane e forse appartenenti ad un cavaliere-brigante realmente vissuto in Alsazia nel XV secolo. Viene raffigurato come un anziano che accompagna il buon Claus, vestendosi di pelli di animali e chiedendo ai bambini di recitare una poesia. Se si ritiene soddisfatto in cambio non li frusta.
C’è anche la versione francese: Père Fouettard (fouetter: frustare) ma in aggiunta, il nostro oscuro mangia-baguette, ha la peculiarità di lanciare arance facendo dei bambini cattivi un simpatico tirassegno.
Svizzero è invece Schmutzli (schmutz significa “sporcizia”) altra controparte maligna dello stucchevole San Nicola, che porta con sé una frasca di ramoscelli per punire i bambini che non si sono comportati a dovere.
Ma l’ansia da prestazione dei bambini tedeschi è cibo per un ultimo personaggio chiaramente borderline: Belsnickel. Un paio di settimane prima del Natale (con finalità preventive evidentemente) tra le case della Germania sud-occidentale, si aggira quest’uomo dalla faccia sporca e gli abiti logori che porta con sè una frusta e un sacco pieno di noci e dolci. Chiama all’appello tutti i bimbi della casa e li sottopone ad un esame, chiedendo loro di declamare una poesia o un versetto della Bibbia oppure di risolvere un’equazione matematica.
Ma è anche particolarmente attento al bon-ton, infatti dopo il test getta i dolci sul pavimento, se però i bambini mostrano un po’ troppa avidità nel raccoglierli ecco che arriva la carezza della frusta. Allevare bambini entusiasti? Giammai!
Ringraziate il Dlavolo, se quest’anno alla domanda di sfida dei vostri pargoli: “E se non faccio il bravo cosa mi succede?” saprete cosa rispondere (ghignando).