C‘era una volta un uomo molto povero e un po’ burbero. La vita lo aveva messo a dura prova e lo aveva condannato a un’esistenza di ristrettezze economiche. A causa delle sue limitate risorse finanziarie, si ritrovava ogni giorno a mangiare solo arachidi, l’unico cibo che poteva permettersi.
Ogni mattina, durante il suo cammino verso il lavoro, seguiva il suo rituale: sbucciava le arachidi, mangiava il loro contenuto e gettava via le bucce, tutto mentre si lamentava della sua sorte.
“Perché la vita fa così schifo? Perché sono costretto a vivere in questa perenne povertà? Non posso neanche permettermi un cibo migliore!”
Le settimane diventarono mesi, e i mesi si trasformarono in anni, ma la sua abitudine rimase immutata. Ogni giorno, con le stesse parole, imprecava contro la sua vita difficile.
Che misera vita, non ce la faccio più! Ogni giorno, ogni dannato giorno sono costretto a mangiare questo cibo schifoso!
Un giorno però il tempo non sembrava promettere nulla di buono. Nuvoloni grigi si levavano minacciosi nel cielo mentre l’uomo svolgeva il suo consueto rituale fatto di lamentele. Il vento iniziò a soffiare forte, soffiò così forte che face volare dietro di lui il sacchetto contenente le arachidi. Giusto il tempo di voltarsi indietro e l’uomo notò un mendicante di cui non si era mai accorto, per anni quell’uomo si era cibato dei suoi scarti senza farsi notare. In quell’istante, l’uomo ebbe un’illuminazione. Realizzò improvvisamente quanto fosse fortunato a potersi permettere anche solo le arachidi come cibo quotidiano. Da quel giorno, la prospettiva dell’uomo cambiò radicalmente. Comprese che la sua lamentela costante era priva di senso, poiché c’erano persone che avevano ancora meno di lui.
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Nelle lamentele dell’uomo si celava l’ignoranza di una fortuna celata. Il vento del destino, portando via le arachidi, gli svelò il tesoro della sua modesta tavola. La lezione imparata fu che la vera ricchezza risiede nella consapevolezza del valore di ciò che si ha.
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