La top 5 delle volte in cui ho dimostrato di essere un rincoglionito

Mi distraggo con troppa facilità perché ho sempre la testa tra le nuvole, è più forte di me. Questa cosa mi capita anche quando sono tra la gente e questo mi porta inevitabilmente a fare la figura del rincoglionito.

In questo articolo ho raccolto le 5 volte in cui ho superato me stesso:

5La strada che non so fare

Left Exit 12/Wrong Turn Meme - StayHipp

Ci sono cose che proprio non riesco a farmi entrare nella testa. Penso capiti a tutti e a me capita in particolare con una strada. Ogni anno vado in vacanza nel luogo di origine di mia madre, in Puglia. Ci sono andato per 17 anni con i miei genitori e da quasi 30 da solo con la mia famiglia. Che ci crediate o no, io da quasi 30 anni sbaglio ad imboccare uno svincolo stradale. Sempre lo stesso. La cosa asurda è che in questi anni le ho provate tutte:

  • Negli anni 90 ho provato ad utilizzare le cartine stradali
  • Ho provato a farmi aiutare da mia moglie in versione coopilota
  • Negli ultimi tempi ho anche usato il navigatore satellitare

Niente! Anche in questi modi ho comunque continuato ad imboccare la strada sbagliata. Perché? Perché a fine vacanza nella mia mente resta il fatto di aver sbagliato strada e di averlo fatto utilizzando il navigatore e così, l’anno successivo, quando il navigatore mi dice di svoltare io non lo faccio perché associo la svolta all’errore dell’anno prima e così finisce che sbaglio di nuovo. Solo negli ultimi anni ho risolto perché ho iniziato ad utilizzare la combinazione navigatore satellitare/moglie. Il navigatore mi dice di svoltare, io non metto la freccia e mia moglie grida:

SVOLTA SCEMO!

 

4Giornate particolarmente ventose

FRANCO BAGNASCO: CAPITAN VENTOSA, ALIAS LUCA CASSOL * 10 ANNI CON UNO STURALAVANDINO IN TESTA

Ho sempre odiato prendermi sul serio e per questo motivo faccio cazzate a ripetizione, spesso senza pensare alle conseguenze. Adoro far ridere i miei figli e in generale amo l’idea che in casa si scherzi. Una domenica mattina decisi che avrei utilizzato le frecce con ventose (enormi), da poco regalate a mio figlio, a mo’ di antenne sulla mia fronte. Così decisi di procedere e me le piazzai sulla testa “Snap!” e “Snap!” e iniziai a girare per casa. La trovata ebbe successo, i miei figli apprezzarono tra le matte risate. Il problema arrivò quando decisi di toglierle e mi accorsi che in pratica avevo sulla fronte 2 enormi succhiotti della larghezza di più o meno 10 cm l’uno. Vi dico solo che a causa del fatto che non ci avessi pensato, per una settimana sono stato costretto a lavorare con il cappello o con il cappuccio delle felpe tirato su.

 

3Il bianconiglio

E' tardi, è tardi, ho fretta è tardi!”. Cosa sarebbe successo al Bianconiglio se avesse deciso, un bel giorno, di chiamare un coach?

 

C’è stato un periodo nella mia vita in cui per anni ho lavorato su turni, questa cosa non è mai piaciuta al mio cervello, spesso mi svegliavo in ritardo, altre volte in anticipo. Ricordo che una volta mi svegliai di soprassalto, guardai l’orologio e lessi l’orario: le 5:45, porca puttana!

L’ennesimo ritardo! Mi vestii in tutta fretta, nemmeno il tempo del caffè, giusto qualche minuto per portare giù il cane. Rientrai in casa, presi le mie cose e mi precipitai in macchina. Avevo poco tempo, ero troppo in ritardo. Come il protagonista di GTA sfrecciavo per le strade pur di non beccarmi l’ennesimo richiamo. In poco tempo riuscii ad arrivare a lavoro, parcheggiai e mi diressi alla portineria, badge alla mano feci segno di andare di fretta, ma il guardiano con fare divertito mi fermò lo stesso, lo stronzo!

– “Giovanotto dove va?”
+ “Ua e ve l’ho detto pure che sono in ritardo! Che mi fermate a fare?
– “Guagliò in ritardo per cosa?”
+ “Ma mo’ mi volete pure prendere per il culo?”
– “Giovanò sono le 3:00!”

In quel preciso istante realizzai che nel sonno avevo letto 5:45, ma in realtà erano le 2:45! Con la coda tra le gambe feci ritorno alla macchina; da quel giorno ho avuto vergogna di farmi vedere da quel sorvegliante, per lui sarei stato per sempre un gran rincoglionito.

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2Portare giù il cane

Il lavoro che faccio spesso tende a stressarmi, sono sempre in contatto con le persone e questo mi costringe a parlare anche quando non ne ho voglia; spesso quindi, nei miei momenti liberi, tendo ad isolarmi con la mente e capita, non di rado, che mi isoli completamente dal mondo esterno. Un po’ come capita a JD di Scrubs per intenderci. Non potrò mai dimenticare di quella volta in cui dovevo portare il cane giù per i suoi bisogni, mi preparai e misi la giacca, presi le chiavi e guinzaglio e scesi di casa, il tutto sempre immerso nei miei pensieri. Scesi le scale ed iniziai a passaggiare, dopo una decina di minuti tornai in me e feci caso ad un rumore metallico che proveniva dall’asfalto, mi voltai e con terrore mi accorsi che il cane non c’era. Iniziai a cercarlo ma niente. Mi sentivo perso: come avrei fatto a dire ai bambini che avevo perso il cane? Morto dentro feci ritorno a casa, aprii la porta e trovai i miei figli piegati in due dalle risate. Come avrete intuito ero sceso e avevo dimenticato di portare il cane con me. In pratica per ben 10 minuti io avevo trascinato per strada un guinzaglio vuoto. Ancora oggi, a distanza di anni, mi prendono per il culo.

 

1Marzullo

Ok, questa invece è epica e ancora oggi, se ci penso, rido.

Cambiai lavoro e mi venne dato un cellulare aziendale. Capitava spesso di ricevere spesso numerose telefonate contemporaneamente e questa cosa la detestavo. Un giorno, di ritorno dalla pausa pranzo, decisi di voler salutare con una telefonata un mio vecchio collega. Mi fermai con la macchina e composi il numero, nel frattempo che il mio amico rispondesse iniziò a squillare l’altro cellulare e, visto che il cellulare del mio amico ancora squillava, decisi di rispondere all’altra telefonata. Giusto il tempo di premere il tasto verde e dire “Pronto!” che dal mio telefono personale sentii provenire una voce, così allontanai di nuovo il telefono del lavoro per avvertire il mio amico di attendere “Enzo, aspetta un attimo, che ho una telefonata di lav…”, nemmeno il tempo di finire la frase che udii dall’altro telefono la voce di una persona che parlava. Continuai a palleggiarmi i telefoni da un orecchio all’altro per circa un minuto perché ogni volta che parlavo a un telefono sentivo una voce provenire dall’altro, poi all’improvviso capii: non avevo chiamato il mio amico, avevo per errore chiamato il mio stesso cellulare e la voce che sentivo era in pratica la mia.

Inutile dirvi l’imbarazzo che ho provato in quel momento. Fortunatamente però, in questo caso, nessuno era lì ad assistere alla mia misera scena perché altrimenti sarebbe stata una figura di merda di proporzioni bibliche di sicuro devastante per la mia psiche.

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